lunedì 2 aprile 2018

Un narciso ti stupirà. Diario del nostro podere. Sesta puntata


28 Marzo – 2 Aprile (Pasqua)

Proveniendo da una Firenze piena di peri selvatici fioriti, mi aspettavo di trovare più primavera nel mio podere. Ed invece per la maggior parte i nostri alberi sono ancora silenti. Di fiorito abbiamo i susini (anzi forse già sfioriti) mentre i meli non accennano ancora.
La maggior soddisfazione me la danno i bulbi che ho interrato a novembre: diversi narcisi gialli, qualche crocus, a dire il vero già un po' ammosciato, qualche anemone ma piccolino, mentre un solo narciso tromba magnet. Possibile? Vicino al parcheggio noto però le tracce di un paio di narcisi che sono stati recisi e sospetto che qualche signora del paese abbia decorato la casa con i nostri narcisi magnet.
Per il resto tante gemme. Togliamo la copertura dalle piantine grasse del giardino verticale e le troviamo in gran parte marcite dal gelo. Che peccato! In realtà qualcuna nasconde dei ributti nuovi alla base. Speriamo che siano sufficienti per la sopravvivenza della piante. Idem per le piccole eriche che sembrano tutte marroni ma sfoltendo i rametti secchi ne emerge qualcuno verde. Il tempo non è granché ma forse un po' meglio delle nefaste previsioni: pioggia giovedì ma solo nuvole venerdì, tanto che riusciamo a potare l'ulivo grande, quello che sporge sulla terrazza e che quest'anno ci ha inondato con le sue olive. I rami sono andati molto in altezza e quindi è dura riportarlo ad una forma più contenuta, ma gli diamo comunque una bella sfoltita al suo interno. 

Sabato tempo pessimo. Facciamo un giro a Fivizzano e poi mi dedico a pulire la casa, cosa che faccio di rado perché preferisco, quando possibile, lavorare all'aperto. Nel frattempo è arrivato un nuovo albero che abbiamo ordinato: un albero della canfora (o canforo). Per il momento è un lungo stelo verde con qualche foglia in cima ma constatiamo, sfregando un paio di foglie, che davvero profumano di canfora. Sono alberi che vivono a lungo e pare ce ne sia di bellissimi nel Lago Maggiore.
Altra piccola miglioria: attacchiamo alle due entrate della casa due targhette di ceramica che abbiamo fatto decorare a Firenze raffiguranti un pino marittimo in ricordo della nostra bella conifera che abbiamo dovuto abbattere lo scorso autunno. La nostra casa quindi si chiamerò “Il pino” in suo onore. 
Domenica di Pasqua finalmente il sole! Ci mettiamo quindi subito al lavoro per la potatura degli altri cinque ulivi. Il loro aspetto cespuglioso e i loro succhioni che svettano alti ci danno filo da torcere. Una gran fatica segare i grossi rami saliti verso l'alto (quelli che il buon Diego della cooperativa di Libera a Catania chiama "i maschi", quelli che non producono nulla). Per non parlare del dolore alle braccia nel tenere sollevata la lunga pertica dello svettatore! Il risultato è discreto: la chioma ora è ariosa anche se non proprio aggraziata. Speriamo che nei prossimi anni l'operazione sia più facile.
Il pomeriggio ce lo godiamo con una bella camminata per il solito anello ammirando le cime delle Apuane che brillano innevate e allietati dai versi più vari degli uccelli.
Anche lunedì di Pasquetta è una bellissima giornata. Roberto sega vari tronchi frutto della potatura e poi comincia a tagliare l'erba partendo dall'aiuola del parcheggio e dall'allevamento di elicriso.
Io invece mi dedico a potare il nocciolo che è ricco di rami intrecciati tra loro e corrosi a causa dello sfregamento l'un contro l'altro. Il suo legno è ben più docile di quello dell'ulivo ma è comunque faticoso districare quest'albero che tra l'altro mostra segni di poca salute. In realtà non ha mai fatto molti frutti e i pochi sono sempre caduti per terra verdi e vuoti. Non vuoi mai che arieggiandolo  rinsavisca!
Prima di partire (a malincuore come sempre) faccio un giro per ammirare e scattare tantissime foto ai miei fiori da bulbo, ancora più aperti e belli col sole, che non ritroverò il mese prossimo. 

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